
La Milano Fashion Week è cominciata in bellezza, con la femminilità delicata firmata Alberta Ferretti, che si esprime al meglio nei lunghi abiti a sottoveste, nelle rouches in romantico pizzo sangallo e nei tessuti impalpabili come ali di farfalla. La stilista italiana riesce a ingentilire perfino gli ampi giubbotti jeans, i fluidi pantaloni da aviatore bombati sui fianchi e le t-shirt dal taglio sportivo, utilizzando colori pastello chiarissimi, quasi diafani. Completamente diversa la collezione di Jil Sander, andata in scena questo 19 settembre. I tagli dei capi sono netti, le forme destrutturate e i tessuti tecnici. Il mood della collezione è decisamente urban e minimalista. Nessuna concessione viene lasciata ai decori, in nome di una moda pratica e metropolitana, che si esprime appieno nella ricerca avanzata sui materiali e nella semplicità quasi monacale dei lunghi abiti a tunica, delle camicie dalle linee dritte e dei giubbotti impermeabili dal fondo svasato. Bianco, nero, beige e azzurro sono i colori scelti da Luke e Lucie Meier, i due stilisti alla testa di Jil Sander, per la loro ultima collezione. Colori che, per come sono usati, acquistano un ché di astratto. Ordine e libertà sono le due parole che vengono simultaneamente in mente guardando la sfilata di Jil Sander. Avanguardia e bon ton sono invece le parole che vengono in mente guardando la sfilata Prada. La stilista milanese è come sempre ironica nel suo modo di reinterpretare la moda classica e borghese. Pantaloni da ciclista di tutti i colori sotto graziosi spolverini, baby doll in tessuto tecnico, camicette con colletto da brava ragazza inaspettatamente tagliate sul davanti e gonne svasate dai tessuti rigidi creano uno stile giocoso e, a suo modo, sovversivo.